Il rugby è uno sport duro, di grande impatto e furore agonistico ma è anche una disciplina improntata sulla lealtà e sul rispetto dell’avversario.
In quest’ottica il terzo tempo incarna perfettamente uno dei principi fondamentali del rugby: la sportività.
Il terzo tempo è un’antica tradizione che nasce nell’ambito dei piccoli club ed è una delle caratteristiche più importanti del rugby.
Al fischio dell’arbitro, a conclusione di una partita e a prescindere dal risultato, le due squadre avversarie depongono “le armi” della rivalità e si ritrovano attorno un tavolo per condividere insieme il pasto, davanti a un buon bicchiere di birra e un piatto caldo.
E’ un momento di condivisione e di amicizia, che supera le rivalità sportive per trasformarsi in dialogo, conoscenza e divertimento collettivo non solo dei giocatori ma anche delle loro famiglie e dei tifosi.
Il terzo tempo si svolge quindi nelle Club House della squadra ospitante, un vero e proprio pub tradizionalmente situato vicino al campo di gioco.
Oggi il terzo tempo è diventato una consuetudine radicata anche a livello nazionale.
Il post partita si svolge nella sala dello stadio appositamente adibita ad ospitare l’evento per i giocatori mentre i tifosi continuano a fare festa in un’area attrezzata appositamente davanti o all’interno dello stadio, in cui spesso i giocatori si “affacciano” per rilasciare autografi e farsi immortalare con i propri tifosi.
Una vera e propria festa collettiva in cui le due tifoserie si ritrovano per festeggiare insieme, a prescindere dal risultato della partita.
Nel caso dei grandi tornei di rugby, come appunto il 6 Nazioni, il terzo tempo si trasforma in una manifestazione organizzata dalla federazione ospitante: musica, stand gastronomici, intrattenimento prima e dopo la partita, un momento di condivisione e amicizia in cui le due tifoserie festeggiano insieme.