La parte più rappresentativa della musica tradizionale irlandese cantata non è solo costituita dalle ballads, ma anche dai canti sean-nòs (più comunementi descritti come “lamenti”).
Il termine sean-nòs indica il canto tradizionale irlandese non accompagnato e ricco di abbellimenti, ma è da precisare che oggi esso è rappresentato solo in alcuni piccoli villaggi dell’ovest del Paese, in particolare nella regione del Connemara.
Difficile da reperire, il sean-nòs è per il “non iniziato” anche difficile da apprendere in tutta la sua bellezza e purezza:
“Il canto sean-nòs ha le sottigliezze di una vera arte, e non rivela facilmente i suoi segreti all’ascoltatore poco attento, poiché questi segreti sono nascosti, sia che si tratti di variazioni, di abbellimenti o di processi stilistici.Il cantante è solo in parte conscio di queste caratteristiche, né cerca di renderle più evidenti all’orecchio dell’ascoltatore distratto. Il suo atteggiamento, in qualche modo distaccato, invita chi ascolta a non prestare attenzione al cantante, che dopo tutto è solo colui che consegna un messaggio; in cambio richiede di concentrare la propria attenzione su ciò che viene detto e sulle modalità di espressione.”
Come per le ballads, anche i temi del sean-nòs sono strettamente connessi alla vita quotidiana del popolo: l’amore innanzitutto, seguito dai canti di emigrazione.
Si troveranno anche molti esempi di brevi storie a carattere locale, come pure riferimenti a grandi personaggi storici: ad esempio Giacomo II, soprannominato “The Blackbird” (il corvo), o Napoleone Bonaparte, detto “The Green Linnet” (il fanello): questi due soprannomi costituiscono i titoli di due canzoni, composte rispettivamente all’inizio del XVIII ed all’inizio del XIX secolo; al contrario le drinking songs (canti da osteria) ed i canti a carattere religioso sono relativamente poco numerosi.
Testi tratti dagli articoli di Alfredo De Pietra